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Da calciatore a jihadista: la storia di Burak Karan, il ragazzo nato l’11 settembre

E’ possibile trasformarsi da giovane promessa del calcio internazionale a jihadista nel giro di pochi anni? La risposta più semplice sarebbe no, ma quando nasci l’11 settembre forse c’è qualcosa nel tuo destino che facilita la metamorfosi. E’ la strana storia di Burak Karan, il giovane ragazzo balzato nelle prime pagine dei quotidiani dopo aver perso la vita durante un bombardamento in Siria.
La storia di Burak inizia a Wuppertal, in Vestfalia, dove nasce nel 1987 da genitori turchi. Sin da piccolo dimostra di avere un buon talento come calciatore, entrando a far parte di alcuni dei più prestigiosi settori giovanili tedeschi, come quelli di Bayer Leverkusen, Hertha Berlino, Amburgo e Hannover. Nel ruolo di centrocampista riesce a raggiungere anche la nazionale tedesca Under-16 e Under-17, giocando insieme a diversi giocatori diventati poi professionisti di successo: tra tutti Sami Khedira e Kevin Prince Boateng. Sembra la rampa di lancio per una carriera ricca di soddisfazioni, o quantomeno dignitosa, ma all’improvviso in Burak succede qualcosa.
A 19 anni debutta nella seconda squadra dell’Hannover con 15 presenze stagionali, per poi approdare nel 2008 alla squadra riserve dell’Alemannia Aachen, all’epoca nella Serie B tedesca. Non esattamente un grande palcoscenico, che evidentemente contribuisce nel demoralizzare Burak, il quale dopo sole due partite giocate si ritirerà a fine stagione. Nella sua mente, ormai, il calcio non c’è più: sostituito dalla guerra e il fondamentalismo islamico. “Passa le giornate su internet a documentarsi, angosciato per le vittime del conflitto in Siria” rivelerà poi suo fratello Mustafa. Burak, nel frattempo, vola anche in Pakistan per prendere parte ad un training camp di Al Qaeda. “Una volta tornato parlava solo di Jihad” ha raccontato sua sorella Zuhal, tanto da prendere la decisione di partecipare ad alcune attività umanitarie e trasferirsi con moglie e due figli piccoli al confine tra Turchia e Siria, per seguire da vicino il conflitto civile. In un video su YouTube viene addirittura immortalato con mitragliatore e barba lunga, pronto a proclamare la sua contrarietà al regime siriano di Assad e dipinto come valoroso combattente. E’ la sua ultima testimonianza filmata, prima che l’11 ottobre scorso Burak Karan scomparisse sotto i bombardamenti delle forze fedeli al regime nei pressi di Azaz. La sua vicenda ha attirato l’attenzione anche dei servizi segreti tedeschi, preoccupati che Burak possa aver creato una rete terroristica a livello internazionale; sono infatti circa 200 i jihadisti tedeschi arrivati dalla Germania in Siria, con tanto di campo di addestramento specifico. La famiglia Karan, in ogni caso, si rifiuta di avvalorare questa interpretazione, precisando che, sebbene Burak fosse diventato fondamentalista, non era in alcun modo un guerrigliero. Difficile conoscere la verità o aggiungere altro su questa incredibile storia. Il miglior modo di chiudere forse sono le parole dell’ex compagno di nazionale Kevin Prince Boateng, che non sarà esattamente un letterato ma, a modo suo, ha centrato il punto più di molti altri scrittori o giornalisti. “Riposa in pace vero amico, non dimenticherò mai i tempi passati insieme. Quello che è successo dopo non lo so e non posso verificarlo”.

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