Un giorno a Celtic Park The Paradise Glasgow

Un giorno a Celtic Park

In autunno ho lavorato per circa tre mesi come giardiniere a Ceres, in Scozia. Non fatevi ingannare dal nome della cittadina, perché là la Ceres non sanno neanche cosa sia. Solo Tennent’s, al massimo Moretti. Uno dei motivi che mi aveva spinto a scegliere la Scozia, non lo nascondo, era anche il calcio, anzi il Football.
Dopo aver dato un’occhiata al calendario del Celtic, squadra di cui sono simpatizzante, ho deciso che sarei andato a vedere la sfida al vertice della classifica contro l’Aberdeen, il 31 ottobre 2015.

Il viaggio verso Glasgow

Un giorno a Celtic Park

Sveglia ore 6, camminata di mezzoretta sotto la pioggia. Ovvio siamo in Scozia. Mi aspetto una giornata con questi tre ingredienti: pioggia, birra, tackle. Il primo ingrediente già c’è. Due ore di treno, di cui una quarantina di minuti a provare a seguire i discorsi gossipari di un gruppo di 40enni cariche per svuotare le carte di credito in shopping sfrenato a Glasgow. Un po’ la Milano scozzese, anche se probabilmente il paragone non regge.
Arrivato a Glasgow compro il biglietto, 29 sterline, speravo meno, ma è comunque la partita più importante della Scottish Premier League. Sono le 10 del mattino, la partita è alle 12.30, quindi attraverso il centro della città. Glasgow ha delle vie molto ordinate e larghe con palazzoni del 1700-1800. Passo anche da George Square, la piazza principale e la più bella. Decido poi di dirigermi verso lo stadio. Più mi addentro in Gallowgate Street e più aumenta la presenza di supporter del Celtic. La strada è costellata di negozi di batterie, attrezzi da cucina, oggetti da ferramenta, come se fossero oggetti da mercato del lunedì ma venduti in negozio. La zona non è delle migliori, il quartiere irlandese di Glasgow è uno dei posti in cui anni fa la speranza di vita era una delle più basse d’Europa. Ora la situazione è migliore, ma non ottimale.

A metà Gallowgate Street si trova il mercato Barras, molto caratteristico e molto particolare. Diciamo anche ai limiti della legalità, con stecche di sigarette vendute da sotto la giacca. Legalmente comunque si possono comprare prodotti e elettronici, abbigliamento e il materiale della Green Brigade, il gruppo casual indipendentista del Celtic.

Un giorno a Celtic Park Barras market Glasgow

Proseguo ancora per 10 minuti incrociando una serie di pub, tutti rigorosamente di colore verde, o con nomi legati alla tradizione irlandese e finalmente intravedo il “The Paradise”. Mi fermo davanti alle statue di Padre Walfrid, Jimmy Johnstone e Jock Stein, quest’ultimo autore di uno dei migliori aforismi sul calcio “Football is Nothing Without Fans”. Ad un’ora dalla partita lo stadio è ancora molto vuoto, così mi bevo una coca. Purtoppo anche in Scozia, è vietata la vendita di alcolici all’interno degli stadi.

Celtic-Aberdeen

Un giorno a Celtic Park Glasgow

Le squadre scendono in campo accompagnate da “You’ll never walk alone”. Faccio amicizia con il mio vicino di seggiolino, un po’ alticcio, ma molto simpatico, ed al gol di Leigh Griffiths sullo scadere del primo tempo inzia a baciarmi le mani… poi all’intervallo misteriosamente sparisce e non tornerà più.

Un giorno a Celtic Park Glasgow Leigh Griffiths

Onestamente mi aspettavo mi aspettavo un tifo più caldo, la Green Brigade è sempre sul pezzo, ma riesce a coinvolgere tutto lo stadio soltanto a tratti. Molto significativo lo striscione esposto nel prepartita da parte delle tifoseria, in favore dei lavoratori che stanno perdendo il posto nelle acciaierie nel nord della Scozia.

La partita procede bene, nel secondo tempo Commons viene atterrato proprio davanti a me. Griffiths sul dischetto non sbaglia. 2-0.
Dopo qualche minuto Forrest sigla il 3-0, seguito dal gol della bandiera di RooneyAdam Rooney, per il 3-1 finale.

Un giorno a Celtic Park Glasgow

Uscendo dallo stadio individuo un paio di pub in cui riecheggia musica irlandese: The Dubliners, The Pogues ecc. per capirci. Entro in uno di questi ed è veramente pieno. Si fa fatica a camminare. Ordino una birra e sto al bancone ad osservare il locale, molto caratteristico, con vari cimeli, molti degli anni ’60-’70, in cui Jock Stein portò il Celtic a conquistare la Coppa dei Campioni contro l’Inter di Herrera, Mazzola, Suarez e Facchetti, la grande Inter.
La differenza rispetto ai pub italiani è la presenza di persone anche sopra i 50 anni, oltre alla quantità di birra tracannata.
Ritorno verso le vie centrali di Glasgow ed essendo la festa di Halloween se ne vedono un po’ di tutti i colori. Decido di salire sulla Lighthouse Tower per vedere la città dall’alto e, grazie anche alla luce del tramonto, la vista non è male. Chiaramente rimane una città industriale, e con pochi monumenti degni di nota. Edimburgo è tre spanne sopra, ma non è neanche più la malfamata città della crisi post industriale degli anni ’80-’90 ed inizio 2000.

Il vero punto a favore, per chi apprezza il calcio un po’ rude, naturalmente è Celtic Park. Un vero tempio del calcio, facente parte di una ristretta cerchia di stadi leggendari, insieme a San Siro, il Bernabeu, il Camp Nou, Anfield, il Westfalenstadion… e non dimentichiamoci di Ibrox. Perché il prossimo anno con grande probabilità tornerà l’Old Firm.

Cattolici contro Protestanti, Indipendentisti contro Unionisti, Irlandesi contro Britannici, perché va bene l’Aberdeen, va bene l’Inverness o gli Hearts, ma la partita, che può alzare il livello del calcio scozzese è Celtic-Rangers. E chissà che la prossima stagione non ci sia la possibilità di poterla vedere dal vivo, un sogno… “Football Without fans is Nothing”.

[racconto di Stefano Sangiorgi per TheBegbieInside.com]

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