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Ali Dia is a liar: storia di un curriculum gonfiato

Andy Warhol aveva previsto nel futuro 15 minuti di celebrità per tutti, ma nemmeno l’eclettico artista statunitense si sarebbe mai sognato l’esistenza di un personaggio come Ali Dia, che di minuti a disposizione, più o meno meritatamente, ne ha avuti addirittura 53.
Ma andiamo con ordine. E’ l’estate del 1996 quando Ali Dia, attaccante senegalese di 31 anni reduce da scialbe esperienze in campionati minori francesi, tedeschi, finlandesi e diversi provini andati male, si rivolge al suo agente nella speranza di compiere il grande salto in un importante palcoscenico. Come riuscirci se si è oggettivamente scarsi? L’agente di Dia ha un lampo di genio: gonfiare il curriculum del suo assistito e telefonare ad alcuni allenatori di Premier League spacciandosi per uno dei calciatori africani più forti di sempre, George Weah.
Il piano era semplice quanto tragicomico, presentarsi al telefono come il fuoriclasse liberiano e consigliare l’ingaggio, almeno per un provino, di un fantomatico cugino senegalese (?) reduce da grandi prestazioni con il Paris Saint-Germain e con la Nazionale.
Niente di più falso, naturalmente, ma dopo un tentativo a vuoto con il West Ham, in cui il manager di allora Harry Redknapp fiuta la bufala, il raggiro funziona con il Southampton, allenato all’epoca da quella calamità di nome Graeme Souness, appena scappato dalla Turchia per sfuggire alle minacce di morte dei tifosi del Fenerbahce.
Per carità, il buon Souness come allenatore non ha mai dimostrato grande intelligenza e nel 1996 internet non veniva ancora in soccorso per casi come questi, ma magari una telefonata al vero Weah, una richiesta alla Federcalcio per ulteriori informazioni o almeno chiedersi come sia singolare che un liberiano abbia un cugino senegalese non sarebbe stata proprio una cattiva idea. L’ex talento del Liverpool invece ci casca in pieno e ingaggia Ali Dia per una prova. Arriva di venerdì e viene schierato in una partitella, in cui dimostra sin da subito di non essere in grado di giocare nella massima categoria inglese. Caso chiuso, pensano i giocatori del Southampton che l’hanno visto all’opera in allenamento. E invece no. Al termine della seduta, Ali Dia viene convocato a sorpresa per la partita di campionato contro il Leeds del giorno successivo, il 23 novembre 1996, tra lo stupore generale.
La buona notizia per i tifosi e gli altri giocatori del Southampton, almeno, è che Ali Dia parte dalla panchina, ma l’attaccante oltre ad essere  evidentemente un impostore dimostra ancora una volta di essere anche un miracolato. Al 32’ minuto Le Tissier è costretto ad uscire dal campo e al suo posto entra proprio Ali Dia. Sguardo smarrito, spaesato e totalmente scoordinato, il senegalese rischia pure di fare gol, ma nel complesso la sua prestazione è raccapricciante, tanto che dopo 53 minuti viene sostituito da Souness che, finalmente, si accorge di averla fatta grossa.
Le Tissier, interpellato anni dopo sull’argomento racconterà: “Si muoveva in campo come Bambi sul ghiaccio, già in allenamento si era capito che non sapeva giocare. Vederlo tra i convocati è stato un autentico choc. Non so nemmeno se sapesse l’inglese, nessuno gli ha mai rivolto la parola”.
Ali Dia la domenica torna al campo di allenamento per una seduta programmata con il fisioterapista, poi sparisce nel nulla. Il contratto viene rescisso pochi giorni dopo e lo spogliatoio del Southampton si fa beffa alle spalle dell’allenatore per il pacco clamoroso.
L’attaccante senegalese pochi mesi più tardi va a giocare in una squadra amatoriale, il Gateshead, per poi chiudere definitivamente la sua carriera con il poco invidiabile score di ZERO gol tra i professionisti. Cifre agghiaccianti per un attaccante, a maggior ragione per colui che si spaccia per il cugino di un Pallone d’Oro. Discorso inverso per il suo agente, svanito nel nulla senza né un volto né un nome, ma artefice del più grande affare del secolo (Mino Raiola chi?).
Per Dia, autentico precursore della nipote di Mubarak tanto cara a Silvio, c’è comunque la consolazione di essere entrato a far parte della storia del calcio mondiale e, con soli 53 minuti giocati, anche nella classifica dei 100 peggiori calciatori della storia della Premier League. Un record!
Beh, tenetelo presente la prossima volta che gonfiate il vostro curriculum e cercate di candidarvi a qualche posizione prestigiosa. Nel frattempo intonate insieme a Begbie il coro con cui i tifosi del Southampton omaggiano la loro meteora più luminosa.

“Ali Dia is a liar
 … is a liar
 … is a liar!”

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