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Privati della propria identità: la Steaua Bucarest senza nome, colori e logo

La Steaua Bucarest non esiste più. Non c’è il nome, non ci sono i colori sociali, non c’è il logo. Non c’è più nulla. E’ quanto ha stabilito la corte suprema rumena che ha privato ai proprietari del club l’utilizzo di ogni riferimento alla storica squadra dell’esercito. Una decisione surreale, che toglie ai tifosi, almeno per il momento, uno dei club che hanno fatto la storia del calcio europeo per ragioni politiche, burocratiche e, soprattutto, per interessi economici.

La polisportiva Steaua Bucarest e il regime di Ceaușescu

Per capire in maniera più dettagliata la decisione che sta cancellando 68 anni di storia calcistica, occorre fare un breve passo indietro all’epoca del regime dittatoriale di Nicolae Ceaușescu, in cui la Steaua Bucarest rappresentava semplicemente una polisportiva di proprietà del Ministero della Difesa della Romania. A dittatura crollata, però, i conti governativi non tornano e appare evidente l’esigenza di privatizzare la polisportiva e di scorporare il club di calcio, giudicato troppo oneroso da gestire. Lo acquista nel 1998 il politico e uomo d’affari Gigi Becali.

La controversia tra Gigi Becali e il Ministero della Difesa rumeno

Gigi Becali Steaua Bucarest Bucurest Bucharest

Appare chiaro che le parti coinvolte siano due: il proprietario del club di calcio Gigi Becali, non esattamente uno dalla fedina penale immacolata essendo al momento in carcere per tre anni per una vicenda relativa all’acquisto di un terreno, e il Ministero della Difesa rumeno, che rivendica la proprietà del marchio Steaua Bucarest nonostante la cessione della squadra. Le scaramucce tra Becali e il governo hanno inizio già pochi mesi dopo l’acquisto della società, ma è dal 2004 che la situazione è precipitata irrimediabilmente, quando Becali tentò di registrare il marchio Steaua Bucarest. Una richiesta respinta dal Ministero della Difesa, che tuttora vanta con lo stesso nome rinomate squadre di basket e pallamano. Finita qui? Neanche per idea, perché la corte suprema rumena, nel dicembre 2014, giudica illegittimo l’utilizzo del nome, del logo e dei colori sociali della Steaua Bucarest da parte del club posseduto da Becali.

“Forza padroni di casa”, la crisi d’identità

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La sentenza ha spiazzato un po’ tutti, in particolare l’allenatore e i giocatori, che da quel momento, salvo alcune eccezioni, sono stati costretti a scendere in campo con la seconda maglia, di colore giallo, con il logo della Steaua Bucarest coperto da un nastro adesivo. Anche nello stadio nessun tipo di menzione alla Steaua, né dagli speaker, né dal tabellone: “i padroni di casa”, “i Campioni di Romania” e altri sinonimi sono gli appellativi utilizzati. Anche i tifosi si sono ironicamente adeguati alla situazione intonando cori come “Forza padroni di casa” e “Avanti gialli”, in attesa che un tribunale gli riconsegni, una volta per tutte, la loro identità.

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