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Re Cecconi ore 20: un delitto inutile

Anni di piombo, pistole nei ritiri e diversi schieramenti politici. Uno dei periodi più bui della storia d’Italia raccontato attraverso il mondo del calcio. E’ la storia di Luciano Re Cecconi e della sua tragica scomparsa, ancora avvolta dal mistero.
Carrozziere con l’hobby del pallone, Re Cecconi debutta nel calcio professionistico a 20 anni, vestendo la maglia della Pro Patria. Due stagioni in Serie C e poi il grande salto al Foggia e, soprattutto, alla Lazio, mostrando grandi doti tecniche e dinamismo.
Proprio con la maglia dei biancocelesti Re Cecconi raggiunge la definitiva consacrazione, vincendo lo scudetto nella stagione 1973-1974, nella leggendaria Lazio allenata da Maestrelli.
Leggendaria, sì, ma anche decisamente folle. Liti in allenamento, divisioni in clan, scazzottate e nottate passate a sparare tra compagni, fino ad arrivare alle voci che parlavano di una squadra caratterizzata da una matrice di estrema destra. Re Cecconi il porto d’armi nemmeno ce l’ha, ma in compenso è un biondo capellone un po’ naif, che amava lanciarsi con il paracadute e fare scherzi. Proprio uno di questi, presunto o meno, ha finito per segnare il suo destino.
E’ il 18 gennaio 1977, Re Cecconi, insieme al compagno di squadra Pietro Ghedin ed un conoscente si reca nella gioielleria di tale Bruno Tabocchini, uscendone senza vita. Secondo alcune ricostruzioni il centrocampista sarebbe entrato nel negozio con il bavero alzato urlando: “Datemi tutto, questa è una rapina”, mimando anche una pistola infilata in tasca. Non esattamente una gag geniale, soprattutto in concomitanza del periodo di grande tensione che vivevano gli esercizi pubblici all’epoca e Tabocchini in particolare, già vittima di altre due rapine poco tempo prima. Il gioielliere non è appassionato di calcio, non conosce Re Cecconi e non esita un istante ad estrarre una Walther calibro 7.65, sparando al petto del presunto malvivente.
In mezz’ora la vita di Luciano Re Cecconi si spezza, tra il grande dolore di familiari e tifosi, e una ricostruzione dei fatti ancora ricca di mistero a distanza di anni.
Tabocchini, infatti, viene arrestato per eccesso colposo di legittima difesa, ma assolto 18 giorni dopo. Un duro colpo per la famiglia del giocatore, che da sempre invoca maggiore chiarezza sull’accaduto, soprattutto dopo il racconto di un compagno della vittima, Luigi Martini.
“Pioveva. Luciano era insieme a Ghedin. Si stavano riparando camminando raso muro, con il bavero del giubbotto alzato e le mani in tasca. Il gioielliere ha pensato che fossero dei rapinatori. Già tempo prima aveva subito delle rapine. Luciano non ha mai aperto bocca, ma l’altro, preso dal panico, gli ha sparato a bruciapelo al petto”.
Una ricostruzione agghiacciante, che nessuno però ha mai avuto il coraggio di confermare. Nemmeno i testimoni oculari, chiusi in un assordante silenzio proprio dal periodo dell’omicidio. Luciano Re Cecconi vittima inconsapevole degli anni del terrorismo italiano dunque? Possibile, tuttavia la vicenda resterà con ogni probabilità avvolta dal mistero. Un comunicato di quell’anno, Il fallimento del ‘77, scritto dagli studenti dell’Università di Bologna recitava: “C’è chi alzerebbe il tono della voce per gridare, ma il fatto è che il paese dove vivo è nato male”. Niente di più azzeccato.

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