#BegbieOnTour ep. 18 - Budapest: calcio, storia e birra nei giorni dello Sziget

#BegbieOnTour ep. 18 – Budapest: calcio, storia e birra nei giorni dello Sziget

Dov’eri l’11 agosto 2018?
Al mare? A fare l’aperitivo? Chiuso in casa con il climatizzatore acceso?

Io mi trovavo con una birra in mano tra i 2178 spettatori dell’Hidegkuti Nándor Stadion, per MTK Budapest-Diósgyőri, quarta giornata del campionato ungherese.

Come ci sono finito è frutto di una serie di coincidenze favorevoli: programmare una vacanza d’agosto tre giorni prima di partire, decidere di scappare da tutti per andare da solo allo Sziget Festival per vedere Liam Gallagher, controllare quali squadre di Budapest giocassero in casa durante quei giorni. E la scelta è ricaduta sull’MTK, uno dei club che ha segnato la storia del calcio.

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La prima persona ungherese con cui ho parlato, il tassista che mi ha preso all’aeroporto, in realtà ci ha provato a farmi desistere. È successo quando siamo passati vicino alla Groupama Arena: “Quello è lo stadio della Nazionale di calcio” – mi spiega. “Anche del Ferencváros, giusto?”, provo a controbattere io, per provare a farmi raccontare qualche dettaglio in più. “Sì, ma le squadre ungheresi fanno schifo”, risponde prontamente lui, prima di chiudersi nel silenzio.

Lascio i bagagli nel mio Airbnb in pieno centro, ancora ignaro di essere appena diventato un coinquilino di una sempre più numerosa famiglia di blatte, e mi dirigo verso il cantiere della nuova Puskás Aréna (inaugurata nel 2019). Da lì, sono solo una manciata di chilometri a piedi verso lo stadio dell’MTK.

Si passa attraverso un quartiere abbastanza tranquillo, tranne forse per un paio di persone trovate lungo la strada, in piedi ma in totale stato catatonico, sicuramente sotto l’effetto di qualche sostanza. Le dribblo senza gran fatica e mi trovo a pochi passi dallo stadio, un moderno gioiellino dalla capienza molto ridotta: circa 5000 spettatori.

L’MTK Budapest e il suo stadio ne hanno viste tante. Si tratta della squadra della comunità ebraica di Budapest, ma anche per un periodo dell’AVH (i servizi segreti ungheresi). È il club che con l’inglese Jimmy Hogan in panchina diede vita al “calcio totale” e contribuì alla creazione della “Squadra d’oro” ungherese, fornendo alla Nazionale giocatori come Péter Palotás e Nándor Hidegkuti, a cui poi è stato intitolato lo stadio nel 2002.
Durante la Seconda Guerra Mondiale l’impianto venne danneggiato e il club disciolto, per la sua matrice marcatamente ebraica. Ma è nel dopoguerra dopo la sua rifondazione, proprio grazie a Hidegkuti, che l’MTK reciterà ancor di più un ruolo da protagonista nella storia del calcio, vincendo due Mitropa Cup, partecipando alla prima Coppa dei Campioni e arrivando in finale di Coppa delle Coppe nel 1964 contro lo Sporting Lisbona.
Nel 1981 lo stadio è stato anche lo scenario di una partita di calcio storica per il cinema, quella tra Alleati ed esercito tedesco di “Fuga per la vittoria”.
Poteva ospitare 12700 spettatori, ma dopo la demolizione e la quasi totale ricostruzione del 2015, con tanto di inaugurazione di Viktor Orbán accolto tra i fischi, la capienza si è più che dimezzata.

L’impatto alla vista di uno stadio ultramoderno è un pochino disorientante rispetto a tutto l’ambiente che lo circonda. Basta anche solo affacciarsi verso un’altra strada e trovare l’impianto vecchio e decadente del BKV Előre, una squadra che milita nella terza divisione ungherese. Faccio un giro di tutto il piazzale, per capire cosa mi aspetta. Se c’è una rivalità particolarmente sentita con il Diósgyőri, se ci sono ultras, insomma se succede qualcosa. Ma intorno allo stadio l’unica cosa che ti riporta nelle atmosfere dell’Europa dell’Est sono bancarelle improvvisate di semi, legumi e frutta secca per la partita.

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In quel momento, più che mangiarmi lupini o altro, avrei dato un rene per una birra. E devo dire che poco dopo sono stato quasi preso alla lettera.

Mi allontano di qualche centinaio di metri dallo stadio e trovo un baretto minuscolo, ricavato da un seminterrato. Scendo e ordino con fatica una birra in un’atmosfera surreale, decadente e bellissima allo stesso tempo, davanti allo sguardo indagatore di vecchi scalzi sdraiati sulle sedie davanti alla tv. È un posto stupendo.
Nel locale si è praticamente al buio, quindi risalgo verso l’ingresso, dove ci sono anche alcuni tifosi delle due squadre, qualche ubriaco e un po’ di polizia, ma è tutto tranquillo.

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Nello stadio, per la partita, forse il clima è ancora più tranquillo. L’impianto non prevede le due curve alle spalle delle porte, ci sono soltanto le tribune laterali e, per quanto sia Diósgyőri sia MTK Budapest abbiano una zona riservata al tifo organizzato, difficilmente individuabili nel prepartita, non stiamo parlando di grandi numeriche o di un grande spettacolo.

Mi piazzo praticamente a bordo campo e prendo un’altra birra dentro lo stadio, i prezzi sono irrisori (sui 2-3€), una vera e propria benedizione per alleviare 90 minuti di gioco sicuramente non eccelso. La partita finisce con un 1-0 sudato per l’MTK, spiccano un paio di giocatori tra cui Patrik Vass, ma si tratta di due squadre che saranno poi in lotta per non retrocedere per tutta la stagione (con l’MTK che alla fine retrocederà). A fine partita calciatori e staff fanno un giro di campo e danno il cinque praticamente quasi a tutti i duemila spettatori, in un’atmosfera familiare che riporta al calcio di un’altra epoca o di un’altra categoria, invece è il secondo club più titolato d’Ungheria ed è il 2018.

Già. Tu dov’eri l’11 agosto 2018? Quasi certamente a fare qualcosa di meglio rispetto ad assistere a una partita di calcio ungherese, come tra l’altro suggeriva anche il mio tassista. Ma avrei dovuto rispondergli con la stessa frase di Pelé in Fuga per la vittoria. “Se scappiamo ora, perdiamo più che una partita.”

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