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Edgar Davids: il ‘quattrocchi’ con la grinta da bullo

“E’ il terzo cartellino rosso in pochi mesi. Mi sento un bersaglio degli arbitri, sono esagerati. Non so se continuerò a giocare di questo passo”. La classica futile lamentela settimanale se ti chiami, ad esempio, Mario Balotelli. Una dichiarazione ben più significativa se il tuo nome è, invece, Edgar Davids, in quindici anni di carriera hai vinto venti trofei e a quarant’anni suonati ti trovi ancora a rincorrere gli avversari tra i campetti di periferia con la maglia del Barnet per pura e semplice passione.
Nato in Suriname nel 1973, ma di passaporto olandese, Edgar Davids debutta nel mondo del calcio professionistico con la maglia dell’Ajax, diventando ben presto uno dei giovani terribili di Louis Van Gaal, vincitori della Coppa dei Campioni nel 1995. Forte di questo trionfo, l’anno successivo Davids approda al Milan, deludendo però ben presto le aspettative: complice una delle squadre più disastrate dell’era Berlusconi ed il suo carattere piuttosto scomodo che, unito alla sua aggressività in mezzo al campo e a qualche fallo di troppo, gli è valso il soprannome di Pitbull per tutta la sua carriera. Del suo periodo in rossonero verranno ricordate più le serate in discoteca e le accuse di maltrattamenti alla moglie che le prestazioni a San Siro, mentre tutto l’ambiente lo scarica frettolosamente nel 1997, bollandolo come “zoppo” e “mela marcia”. Un po’ troppo frettolosamente. La sua ascesa riprenderà infatti nel 1998 con la maglia della Juventus, dove dimostrerà tutto il suo valore tecnico candidandosi come uno dei migliori centrocampisti di fine anni ‘90. Nemmeno un glaucoma riesce a fermare la sua grinta, sebbene sia costretto ad indossare degli occhiali protettivi per il resto della carriera.
L’idillio s’interrompe solo nel 2004, dopo una serie di incomprensioni con la dirigenza bianconera e qualche rissa di troppo in allenamento. Nel futuro di Davids ci sono prima sei mesi in prestito al Barcellona, e poi l’approdo all’Inter. La sua esperienza a Milano, però, continua nel pessimo modo in cui era terminata qualche anno prima, tra poche partite giocate e qualche uscita serale di troppo. Memorabile, durante una di esse, il suo tragicomico corteggiamento ad Afef Jnifen, la moglie dell’azionista del club nerazzurro Marco Tronchetti Provera, con Davids completamente ignaro della figuraccia compiuta e vittima di un Due di Picche annunciato. Il Pitbull appare ormai stanco e invecchiato, termina l’esperienza in Italia per fare una stagione da titolare al Tottenham, prima del trionfale ritorno a casa, all’Ajax, a 35 anni.
Sembrano i titoli di coda di una storia costellata da liti, incomprensioni ed al tempo stesso straordinari traguardi. Sembrano. Perché a due anni dal suo ritiro ufficiale, nel 2010, il Pitbull, nonostante i successi e i soldi che non mancano, torna ad avere fame e decide di indossare nuovamente gli scarpini firmando per il Crystal Palace, in Championship (l’equivalente inglese della Serie B). Gioca solo sei partite, ma ci prende gusto e nel 2012 scende ancora di categoria firmando per la squadra semi-dilettantistica del Barnet, di cui diventa ben presto leader in campo e, contemporaneamente, anche allenatore. Chi gliel’ha fatto fare? Ancora non lo sappiamo. Ma Edgar Davids “è strano”. Schivo, rude, cattivo sul campo e innamorato del calcio. Lo ricorda così anche Paolo Montero, suo compagno ai tempi della Juventus. “E’ una delle persone più particolari che abbia conosciuto. Non dimenticherò mai un episodio. Uscivamo dallo spogliatoio, Edgar mi guardò e con estrema tranquillità mi chiese: ‘Contro chi giochiamo?’. Pochi minuti dopo segnò e fu il migliore in campo. Era fatto così. Unico”. Arbitri inglesi, non portatecelo via!

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