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Champagne… ma solo di nome: i 98 folli giorni di Souness al Torino

“Non è stato Sir Alex Ferguson ad affossare il Liverpool. E’ stato Graeme Souness. Con queste parole una delle bandiere dei Reds, Jamie Carragher, ha definito l’avventura dell’ex centrocampista sulla panchina della squadra. Un attacco diretto verso un grande giocatore che, come molto spesso accade (ciao Leonardo, ciao van Basten!), si è poi rivelato un allenatore raccapricciante e “stupido” come scrivono in Inghilterra.
Di Souness The Begbie Inside ha già scritto parecchie volte, tra la sua disavventura con i tifosi del Fenerbahce e il caso Ali Dia. Pensate sia finita qui? Eh no. Dopo l’esperienza al Southampton è il Torino, squadra storicamente masochista, del presidente Vidulich a volersi fare del male ingaggiandolo. L’approdo di Souness in granata nella stagione 1997/1998, in realtà, ha anche lo scopo (mai realizzato) di attirare nuovi investitori nel club, come David Murray, all’epoca proprietario dei Rangers Glasgow, l’unica squadra con cui l’ex Liverpool abbia raggiunto buoni risultati come tecnico. Ma questi sono dettagli.
Presentato in pompa magna a luglio, Charlie Champagne, soprannominato in questo modo per i suoi folti baffoni alla Magnum P.I., si autoproclama sin da subito come il salvatore della patria, con una gran dose di spocchia e un’immotivata presunzione di superiorità nei confronti della Serie B e del calcio italiano in generale. Prima del match d’esordio con l’Ancona, troppo sicuro dei suoi mezzi, si rifiuta addirittura di visionare le videocassette degli avversari, che ringraziano rifilando la prima sconfitta stagionale al Torino. Non solo: anche l’italiano di Souness, paragonato con quello sfoggiato nella precedente esperienza da calciatore con la Sampdoria, sembra peggiorato. Emblematico il caso del giocatore Felice Foglia, al quale l’allenatore scozzese si riferiva chiamandolo con la traduzione letterale del suo nome, “Happy Leaf”. Proprio un gol del malcapitato attaccante, insieme a quello di Carparelli, regalano una vittoria del Torino nella seconda giornata, 2-1 contro il Padova. Si tratta, però, soltanto di un misero acuto sporadico, al quale seguono un pareggio, una batosta per 3-0 contro il Pescara, una vittoria e un altro storico ko per 4-0 contro il Verona.
Sette punti in sei partite, non proprio il cammino giusto per una squadra che dovrebbe dominare il campionato. Souness non si dispera, ma la stampa lo stronca, i tifosi del Torino vorrebbero la sua testa esattamente come quelli del Fenerbahce e la dirigenza granata vorrebbe optare per l’harakiri, soprattutto per aver fatto firmare all’allenatore un contratto biennale da 900 milioni l’anno. Ora questo chi lo paga? E chi lo caccia? Dopo qualche giorno di consultazione, il 7 ottobre 1997, il presidente Massimo Vidulich, esasperato, decide comunque di dare il benservito a Souness, a costo di concedergli una sostanziosa buonuscita e non vederlo più. Sono passati solo 98 giorni dal suo insediamento, tanto è bastato Charlie Champagne per mostrare la sua palese incapacità nel ruolo di allenatore in Italia, ma la sua carriera purtroppo non finisce qui. Pochi mesi dopo Souness passa al Benfica, dove tra proclami vari non vincerà nulla in un anno e mezzo, poi quattro anni al Blackburn con discreti risultati e due anni al Newcastle sulle orme delle precedenti tragiche esperienze, fino al 2006. E il Torino? Beh, Edy Reja, subentrato al posto di Souness, è artefice di una storica rimonta con più o meno la stessa rosa di giocatori, sebbene uno sfortunato spareggio con il Perugia neghi la promozione ai granata. Certo se in quei 98 giorni precedenti lo Champagne si fosse visto anche sul terreno di gioco, oltre che versato nel bicchiere…

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