#BegbieOnTour ep. 12 - Milano, cosa mi è rimasto della finale di Champions League 2016

#BegbieOnTour ep. 12 – Milano, cosa mi è rimasto della finale di Champions League 2016

Non capita tutti i giorni che la finale di Champions League si disputi a pochi chilometri da casa tua e che ogni angolo, ogni pub, ogni posto in cui si possano trovare delle birre, sia completamente invaso da tifosi spagnoli di Real Madrid e Atletico Madrid.
Si finisce in fretta per essere degli infiltrati a casa propria. Se poi tra Real e Atletico decidi di trascorrere tutta la giornata della finale girando per Milano con la maglia del Rayo Vallecano sai per certo che la situazione diventerà fuori controllo nel giro di poco.

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Trascorro la mattinata vagando per il villaggio della Champions League in Duomo, tra pacchianate per i selfie, improbabile musica dal vivo e gadget lanciati dagli stand verso una folla esaltata che neanche in Africa con i pacchi umanitari. Insomma, il peggio che il calcio possa offrire.
Per fortuna riesco a fare amicizia con qualche tifoso dell’Atletico, che finisce per regalarmi un loro foulard della Mahou.

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Mi sposto e inizio a vedere qualche adesivo casual di entrambe le squadre. Grazie al cielo inizio a sentirmi già più a casa. Anche Parco Sempione, tra gente sbronza già a mezzogiorno e un numero di spacciatori decisamente sopra la media, regala un clima un pochino più selvaggio rispetto al mondo ovattato e nauseante degli sponsor.

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Per la sera l’obiettivo è godersi la gara ad un megaschermo in città insieme ai tifosi spagnoli. Ma l’atmosfera della Champions League viene bruscamente interrotta dalla cruda realtà. Siamo in Italia. Dunque niente megaschermi per motivi di sicurezza, per un evento previsto da almeno un anno. Inutile anche citare la chiusura della metropolitana in mattinata per presunto pacco bomba. Grazie Milano.

Alla fine si riesce a ripiegare per un piccolo chiosco all’aperto in zona Pagano. Finisco in mezzo ad una grossa tavolata di tifosi del Real Madrid provenienti da Vallecas. La maglia del Rayo Vallecano ha fatto il resto. Mi spiegano che sono partiti da Madrid in macchina in mattinata, con l’obiettivo di fare una passeggiata nei pressi dello stadio e godersi la partita da qualche parte. Folli. Ma senza dubbio degli eroi.

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Osservare in maniera distaccata, ma a tratti empatica, la loro faccia trasfigurata durante l’andamento della partita mi fa sembrare di essere una comparsa di Febbre a 90′, anche se ogni tanto la loro totale assenza di scaramanzia e la loro boria da tifosi dei Blancos fa veramente incazzare. Ci fosse stata una giustizia divina, il rigore di Cristiano Ronaldo sarebbe dovuto finire fuori tanto i tifosi del Real Madrid stavano già esultando per la vittoria prima ancora che CR7 fosse sul dischetto. Ma la giustizia divina non esiste, o meglio non esiste nel calcio. Lo sa bene Simeone, che ha beneficiato di questa cosa per una lunga serie di partite, lo sanno ancora meglio, purtroppo, i tifosi del Real Madrid.

Finita la partita e alzata la coppa è già tempo dei saluti, l’allegro gruppo di spagnoli sale in macchina e si spara altri 1600km per ritornare a casa, forti di una passione che non si può descrivere nemmeno utilizzando un articolo intero.
A me rimane la sensazione di essere stato testimone di qualcosa di storico accaduto a pochi passi da casa, in compagnia di chi vive il calcio con passione, con birra e risate che mi hanno accompagnato per tutto il resto della notte, quando ogni spagnolo che mi trovassi davanti mi salutava col pugno alzato alla vista della maglia del Rayo. D’altronde è questa l’essenza del calcio per come lo vivo io. Gli sponsor, la vip lounge, Alicia Keys e gli exclusive party ve li lascio volentieri.

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